Chi siamo

Siamo un gruppo di amici tutti uniti in un comune interesse il mattoncino prodotto dalla famosa LEGO.In occasione della seconda edizione di “Mattoncino Day” manifestazione nata nel 2012 a Riolo Terme, abbiamo deciso di formare questo gruppo per unire le nostre forze per arrivare a coordinarci e organizzarci al meglio nel nostro comune hobby.Visto la dislocazione geografica dei vari soci del gruppo il nome è venuto da se e non poteva essere altro che Romagna dal quale e’ poi nato il nome RomagnaLUG.

Anche se il nome si rifà appunto ad una definizione geografica di un territorio quale appunto la Romagna, questa non e’ in alcun modo una limitazione e/o vincolo per i vari soci.

Noi
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La Caveja

La Caveja è considerata per eccellenza il simbolo della Romagna; questa parola dialettale proviene dalla tradizione contadina, ed indica un’asta d’acciaio saldata ad un apice (“pagella”) decorata con anelli e immagini allegoriche. I simboli più diffusi, inseriti fra elementi decorativi, erano quelli del gallo, della mezzaluna, del Sole, dell’aquila e alcuni simboli cristiani, tra cui la Croce e la Colomba.

RLUG-G-transp

Funzione e utilizzo

Quando non esistevano i trattori, l’aratura veniva effettuata con i carri trainati dai buoi. I buoi erano legati attorno ad un grosso asse di legno, lungo alcuni metri: il timone. Nella parte finale del timone era piantato un bastone alto 70-80 cm in ferro battuto: la caveja.

I buoi (solitamente due, appaiati) erano legati al timone e inoltre erano fissati al giogo. In un tratto di terreno discendente, il carro avrebbe acquistato velocità: sarebbe finito addosso ai buoi, colpendoli sulle gambe. Invece la caveja, piantata sul timone, andava a sbattere sul giogo fermando la corsa del carro. La caveja impediva che il carro finisse addosso ai buoi e li colpisse nelle gambe. In questi casi, l’unica cosa che succedeva era che il giogo si sporgeva improvvisamente in avanti e colpiva le corna degli animali: nessun dolore. La caveja aveva la funzione di freno.

La caveja non era un oggetto “senz’anima”: dotata di anelle leggere, il movimento dei buoi bastava a farle “suonare”. Ma ciò avveniva solo se le anelle erano fatte di ferro battuto. Per questo i contadini apprezzavano molto le caveje realizzate da fabbri professionisti. Il suono delle migliori caveje si diffondeva attraverso i campi e si sentiva a lunga distanza.

A questo punto non potevamo fare altro che utilizzare questo come simbolo del nostro gruppo.